sabato 28 luglio 2012

Non curiosi, ma quasi estinti...

Forse non curiosi ma quasi praticamente estinti: rischiamo di non vederli più a causa delle cattive abitudini di alcuni Paesi.

Il WWF  da la pagella a 23 Paesi africani e asiatici che oggi si trovano ad affrontare i massimi livelli di bracconaggio e  traffico illegale di avorio, corno di rinoceronte e parti di tigre.
Il pessimo contrasto al bracconaggio e al commercio illegale da parte di Paesi africani ed asiatici sta infatti minacciando la sopravvivenza delle specie più a rischio, rinoceronti, tigri ed elefanti. Occhi puntati anche sull’Italia dove gli oggetti in avorio di dubbia provenienza sono sempre più frequenti anche online.
Questa l’analisi del WWF, presentata oggi in occasione della riunione CITES a Ginevra dove i diversi Governi sono riuniti per discutere una serie di questioni relative al commercio della fauna selvatica.
Il rapporto, intitolato “Crime Wildlife Scorecard: Valutazione e applicazione degli impegni CITES per tigri, rinoceronti e elefanti”    analizza le performance di 23  tra i più importanti paesi considerati di transito o  consumatori diretti di parti e prodotti di queste specie.
I punteggi dei vari paesi vanno dal verde, al giallo al rosso per ogni singola specie. Il WWF ha con questo lavoro fatto emergere come la piaga del commercio illegale persiste in quasi tutti i 23 paesi esaminati, ma la classifica cerca di differenziare tra i paesi dove il crimine viene attivamente contrastato da quelli in cui gli sforzi attuali sono del tutto inadeguati.
Tra i peggiori c’è il Vietnam che ha ricevuto due punteggi rossi, per  rinoceronti e tigri. Il Vietnam è identificato nel rapporto come paese di destinazione top per il corno di rinoceronte, il cui traffico e consumo, ha alimentato una impennata del bracconaggio in Sud Africa negli ultimi anni. Ben 448 rinoceronti sudafricani sono stati uccisi per le loro corna nel 2011 e il paese, che riceve un giallo per i rinoceronti, ne ha persi ulteriori 262 nei primi sei mesi di quest’anno. Secondo il rapporto, sono molti i casi di traffico illegale che hanno visto il coinvolgimento di  vietnamiti , molti sono stati arrestati o coinvolti in Sud Africa per l’acquisto illegale di corna di rinoceronte, compresi alcuni diplomatici vietnamiti.
“E’ tempo per il Vietnam primo fra tutti di  affrontare il fatto che il suo consumo illegale di corno di rinoceronte è la causa primaria del bracconaggio diffuso di rinoceronti in Africa, e parliamo di specie in via di estinzione,  e l’impegno che deve assumersi è quello di reprimerne il commercio illegale di questa specie come di tante altre. Il Vietnam dovrebbe rivedere le sue norme, le sue sanzioni e subito ridurre il mercato  al dettaglio, compresa la pubblicità su Internet per il corno diffusa in quel paese”, ha detto Elisabeth McLellan, Global Programme Manager Specie del WWF.
“Il mercato del corno di rinoceronte vietnamita ha stimolato negli ultimi anni anche un traffico di corni rubati da musei o collezioni private “ dichiara Massimiliano Rocco Responsabile del Programma Specie del WWF Italia” problema che è emerso anche nel nostro paese con il furto avutosi in alcuni musei e il rischio che la criminalità arrivasse addirittura ad uccidere animali in zoo per impossessarsi dei loro corni” .
La Cina è invitata a  migliorare i propri controlli per l’applicazione delle norme sul commercio dell’ avorio e comunicare ai cittadini cinesi in Africa che chiunque pratica l’importazione illegale di fauna selvatica in Cina sarà perseguito e, se condannato, fortemente penalizzato.
Decine di migliaia di elefanti africani vengono uccisi dai bracconieri ogni anno per le loro zanne e la Cina e Thailandia sono le destinazioni più importanti dell’avorio illegale africano. La Thailandia riceve un punteggio rosso per la sua incapacità di chiudere una scappatoia legale che rende facile, fin troppo, per i rivenditori vendere l’avorio proveniente dagli elefanti africani.
“In Thailandia l’avorio illegale africano viene apertamente venduto nelle boutique che si rivolgono agli ignari turisti. I governi dovranno affrontare l’inquietante questione questa settimana. Finora la Thailandia non ha risposto adeguatamente alle preoccupazioni e, con la grossa quantità di avorio di origine incerta in circolazione, l’unica opzione credibile in questa fase è il divieto totale del commercio dell’avorio “, ha detto McLellan.
Il  bracconaggio di elefanti è a livelli critici in Africa centrale, dove i rinoceronti rischiano la probabile prossima estinzione. L’anno scorso l’Africa  ha visto il più alto tasso di bracconaggio dall’inizio dell’acutizzarsi di questo dramma. All’inizio di quest’anno centinaia di elefanti sono stati uccisi in un solo incidente in un parco nazionale del Camerun. “Data l’escalation del bracconaggio degli elefanti in Africa e l’aumento dei livelli di criminalità organizzata coinvolta nel commercio, è chiaro che la situazione ora è più che mai critica e si deve porre sempre più attenzione anche ai nostri mercati europei e a quello italiano dove le offerte di oggetti in avorio o zanne sono sempre più frequenti anche sui siti online”, continua Massimiliano Rocco.
Il crimine sulle specie selvatiche non solo costituisce una minaccia per gli animali, ma è un rischio per le persone, l’integrità territoriale, la stabilità e lo stato di diritto.
La cooperazione regionale è necessaria in Africa centrale per contrastare i flussi di avorio illegale e le armi che transitano nella regione. Il WWF raccomanda ai governi dell’Africa Centrale di adoperarsi per sottoscrivere  una legge regionale sulla fauna selvatica che favorisca lo sviluppo di un piano di azione regionale e li esorta a farne una priorità assoluta, allocando le risorse necessarie utili a migliorare l’efficacia dei procedimenti giudiziari per coloro che sono coinvolti nel bracconaggio e nel commercio illegale.
“Anche se la maggior parte dei paesi dell’Africa centrale ricevono punteggi gialli o rossi per gli elefanti, ci sono alcuni segnali incoraggianti.Il Gabon nel mese scorso ha bruciato la sua intera riserva d’avorio, per garantire che le zanne non sarebbero tornate nel commercio illegale, e il presidente Ali Bongo si è impegnato a aumentare la protezione nei parchi del paese e ad assicurare che i crimini della fauna selvatica vengano processati e mandati in prigione. Bruciare gli stock di avorio come di corni o di pelli illegali è un passo essenziale ed importante per dire un netto NO al commercio ed al consumo di queste risorse, una scelta che dovrebbero fare molti dei paesi anche occidentali coinvolti in questi traffici “, ha ribadito Massimiliano Rocco.
Altri punti positivi del rapporto sono le decine e decine di valutazioni “verdi” per India e Nepal per ciascuno dei tre gruppi di specie. Nel 2011, il Nepal ha celebrato un anno senza che si registrasse alcun caso di bracconaggio ai danni dei suoi rinoceronti, ciò grazie al miglioramento delle iniziative di contrasto al bracconaggio messe in atto.
Il rapporto viene pubblicato oggi che i paesi membri della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche (CITES) sono coinvolti nella riunione annuale del Comitato permanente, offrendo così elementi utili alla discussione. Il WWF Internazionale si appresta a lanciare una campagna globale per combattere il commercio illegale di specie selvatiche, che sta mettendo in dubbio il futuro di elefanti, rinoceronti e tigri a rischio.
Anche l’applicazione inadeguata delle regole del commercio nel mercato  interno in Cina per l’avorio viene evidenziato nel rapporto. La Cina riceve un punteggio giallo per la protezione degli elefanti, cosa che indicano un fallimento da parte del paese per la sorveglianza efficace del suo mercato dell’avorio. “Il flusso continuo di grandi quantità di avorio illegale diretto in Cina suggerisce che l’avorio stia penetrando,  cercando in questo modo di ripulirsi, in canali legali del commercio”, dice il rapporto.

Dal Wwf

venerdì 27 luglio 2012

Il Paguro… addetto ai “traslochi”…

Il paguro è un crostaceo con addome ricurvo e molle e vive in conchiglie, dove può rifugiarsi, completamente, quando avverte il pericolo mimetizzandosi. Questo crostaceo vive in ambiente acquatico, ma ai tropici è possibile incontrare anche specie di tipo terrestre.
Quando cresce, a tal punto da non poter più rimanere nella sua “casa” o non trova più soddisfacente la sua conchiglia decide di “traslocare” trasferendosi a vivere in un’altra conchiglia.
Esisterebbero circa cinquecento specie conosciute.
“Per quante volte cambia casa nella sua vita, ormai, la banca non gli concede più credito!”.

La Conchiglia Cono “attraente”, ma pericolosa…

Una conchiglia del genere non può non attirare l’attenzione di un avido collezionista di mare. Ma, a ben vedere, anche di chi, solo per fare un regalo alla propria amata o per semplice curiosità, sarebbe pronto a coglierla dal suo habitat naturale. Ma dietro alla bellezza lucente e colorata della conchiglia cono si nasconde un’insidia velenosissima… Questo mitile è dotato di un aculeo prontissimo a pungere chiunque si avventuri nel toccarla; contro il veleno che inietta la sua puntura, pare che non vi sia nessun antidoto conosciuto, cosa che la rende quindi pericolosissima per l’uomo. Riguardo le misure della conchiglia cono, questa raggiunge anche i 12 cm di lunghezza. La si trova nella Barriera Corallina.

Lo zebù ovvero la bresaola!

Lo zebù  detto anche bos taurus indicus è originario dell’Asia, dove è di gran lunga il bovino più comune.
La caratteristica principale dello Zebù è di carattere fisico, infatti si distingue per la gobba, la grande giogaia e le grandi orecchie.
La variante brasiliana dello Zebù deriva dall’incrocio fra la vacca comune e lo Zebù tradizionale, che ha dato origine ad un animale, la cui carne è fra le più dure in natura.
Proprio questo risultato ha fatto si che i produttori italiani di bresaola si interessassero a questo animale: non c’è da stupirsi se, addentando una fetta di bresaola, nelle nostre orecchie risuona il samba.
La bresaola che mangiamo e apprezziamo per la sua magrezza e capacità nutritiva, altro non è che carne di zebù.
Made in Italy, diciamo…

L’Unicorno di Mare – Il Narvalo

Il Narvalo è un mammifero della famiglia dei delfinatteri ed è caratteristico per il corno, che lo fa assomigliare alla creatura fantastica che è l’unicorno. Il Monodon monoceros, come viene chiamato scientificamente, arriva ad una lunghezza di 4-5 mt, escluso però il corno, che di norma può misurare nei maschi adulti intorno ai 2.5 mt. Insomma, si tratta di un cetaceo che calcolato il corno, arriva a misurare circa 7 mt. Una lunghezza considerevole, data anche dalla necessità di vedersela con predatori più o meno della stessa stazza, come orsi polari o orche marine. Il corno, che in realtà è un dente o una zanna che si è nel tempo allungata a dismisura, lo rende un animale assai particolare ma molto aggraziato, soprattutto quando fuoriesce per respirare dall’acqua. La loro vita è irta di pericoli, sia per i predatori che per le avverse condizioni ambientali; infatti debbono sempre prestare attenzione al ghiaccio, che nel periodo estivo gioca sempre brutti scherzi. Il suo habitat naturale è il Polo Nord in particolare nel Mar Artico, per via delle bassissime temperature. Purtroppo il Narvalo è parte integrante anche della dieta delle popolazioni che vivono quelle zone, dato che la vitamina C contenuta nella sua carne è vitale per esse e la carne anche di un solo esemplare sfama molte famiglie.

Medusa Cubo – Il veleno dal mare…


La Cubomedusa detta anche vespa di mare, può uccidere, con  il veleno che inietta ad ogni puntura, più di sessanta persone.
In un anno causa più di settanta decessi nelle zone in cui vive e supera quindi anche le vittime di attacchi dello squalo bianco. Molti incontri con l’uomo avvengono nei mari della Thailandia, sebbene la medusa cubo sia principalmente diffusa nelle acque dell’Australia settentrionale.
Curiosità – La Cubomedusa appare nel film “Sette anime”: è l’animale domestico del protagonista Tim, interpretato da Will Smith.

Una specie di Cubomedusa: la Carjbdea

La Carybdea marsupialis appartiene alla stessa classe delle letali vespe di mare australiane, ma a differenza di queste ultime, infligge punture dolorose i cui effetti dovrebbero passare presto senza lasciare segni importanti.
Questo tipo di medusa è costituita da un’ombrella all’incirca cubica e trasparente che può misurare fino a 3 cm e da quattro tentacoli, lunghi il doppio del corpo,trasparenti con anelli rossi.
Esiste poi la Pelagia noctiluca nel Tirreno e in particolare nel Mar Ligure Costituita da un ombrello marrone-rosato o rosa-violetta di circa 10 centimetri di diametro, traslucido e da 16 lobi da cui  partono 8 lunghi tentacoli retrattili, molto urticanti e semi-trasparenti, che possono raggiungere la lunghezza di 10 metri.
Altra particolarità della Pelagia è la sua bioluminescenza, da qui denominata noctiluca, per la luce che emette di colore verde, di cui è dotata.
Ma non dimentichiamo la Cotylorhiza che può raggiungere i 30 cm di diametro. Questo  esemplare è caratterizzato da un ombrello a forma di disco frastagliato sul margine, di colore giallo. Presenta dei tentacoli corti e molto numerosi che terminano con un bottone apicale con un colore tendente dal blu al viola.
Pare che sia molto comune nel Mar Adriatico nel periodo da ottobre a maggio e che non sia urticante a differenza della Pelagia.

L’armadillo – il “viaggiatore corazzato”

Il “Chaetophractus villosus”, più comunemente armadillo, è un mammifero appartenente all’ordine degli sdentati. Il suo ambiente naturale è nel continente americano e in particolare nel nord della Patagonia, terra selvaggia e adatta alle sue caratteristiche. Si nutre di invertebrati, piccoli vertebrati e sostanze vegetali varie. Il nome armadillo deriva dalla presenza di una corazza  protettiva, ovvero un ispessimento del tegumento sulla schiena. Può essere utilizzata come difesa quando l’animale è minacciato: l’armadillo si avvolge su sè stesso a “palla” e le parti del corpo più vulnerabili risultano protette dalla corazza. É un animale di abitudini notturne e crepuscolari e la sua vista è di conseguenza piuttosto scarsa, a differenza dell’olfatto che ne rappresenta caratteristica primaria.

Vietnam/ Estinto il rinoceronte di Giava

Il rinoceronte di Giava, una specie unica nel suo genere, si è estinta anche in Vietnam. La notizia è stata resa ufficiale dal Wwf e dalla International Rhino Fundation.
La causa probabile di questa scomparsa è da imputare al bracconaggio, dato che l’animale è stato trovato con una pallottola nella zampa e gli era stato rimosso il corno.
Il Wwf segnala che la richiesta del corno di rinoceronte, nel continente asiatico, da impiegare nella medicina tradizionale è in forte aumento.
Secondo una stima dell’Interpol, la cheratina contenuta nel corno di rinoceronte, avrebbe un valore di 10 mila dollari al chilo, cifra che un bracconiere non si farebbe scappare.
Le parole del direttore del Wwf Vietnam sono significative a testimonianza della delusione per non esser riusciti a salvaguardare la conservazione di questo esemplare.
Attualmente i pochi rinoceronti di Giava, circa una cinquantina, sono presenti in buona parte in Indonesia. Vedremo anche la definitiva scomparsa di questo animale?

lunedì 23 luglio 2012

Il Drago di Komodo – un lucertolone “preistorico”

Il drago di Komodo (Varanus komodoensis Ouwens) è una grossa specie di lucertola diffusa nelle isole indonesiane e in particolare su quella di Komodo. E’ la più grossa specie di lucertola vivente, potendo raggiungere in rari casi 3 m di lunghezza e 70 kg circa di peso. Cattura le sue prede, prevalentemente invertebrati, uccelli e mammiferi, con inseguimenti o agguati. La dieta base degli esemplari più grandi è costituita in gran parte da cervi, ma non mancano pasti a base di carogne. La sua saliva, come quella del varano, suo parente diretto, è altamente tossica, visto che contiene batteri talmente patogeni, da causare infezioni molto spesso letali a breve giro di posta. Dopo il morso, il drago attende la morte e mangia la sua preda a pezzi, inghiottiti interi. Pare una lucertola preistorica, ma è un potentissimo predatore, unico nel suo genere.

L’ornitorinco – un animale davvero “curioso” ed unico nel suo genere

Un animale davvero “curioso” …..
Il termine scientifico ” Ornithorhynchus anatinus” è composto da due parole greche: ornis-ornithos, che significa “uccello”, e rynchos, che significa “muso”. Mentre il secondo termine del nome scientifico di tale specie deriva dal termine latino: anas-atis, ovvero anatra.
L’ornitorinco è un piccolo mammifero semi-acquatico endemico*  della parte orientale dell’Australia. È una delle sei specie, ancora non estinte, che compongono l’ordine dei monotremi*.
L’ornitorinco è un animale notturno e semi-acquatico, abita in piccoli corsi d’acqua e fiumi. Per quanto riguarda il suo habitat questo mammifero e’ presente nelle fredde regioni montuose della Tasmania e delle Alpi australiane, nellle foreste pluviali tropicali delle coste del Queensland a nord, fino ad arrivare alla base della penisola di Capo York. Pare che si sia estinto nel sud dell’Australia (tranne che sull’isola dei Canguri) e che non si trovi più nella parte principale del bacino del Murray-Darling, forse a causa dell’esteso disboscamento che ha provocato un declino della qualità dell’acqua.
Altra caratteristica particolare dell’ornitorinco riguarda la sua fisiologia che è unica. Il ritmo del metabolismo è molto basso rispetto agli altri mammiferi, con una temperatura corporea media di 32 °C al posto dei 38 °C tipici dei mammiferi placentati.
Il suo corpo e la larga coda piatta sono coperti da una pelliccia di colore marrone. Ha inoltre piedi palmati e un largo muso (duro come la gomma) e queste particolarità ricordano più un’anatra di qualsiasi altro mammifero conosciuto.
L’ornitorinco può pesare da meno di un chilo a più di due chili e raggiunge una lunghezza che va da 30 a 40 centimetri,  mentre la coda può misurare da 10 a 15 cm. Vi è una notevole variazione nelle dimensioni medie da una regione all’altra, ma ancora non si conoscono le ragioni di tale variazione che non sembra seguire nessuna regola climatica.
Questo animale si muove come un rettile, con zampe poste ai lati del corpo anzichè sotto di esso. E’ un ottimo nuotatore e trascorre molto tempo in acqua.
E’ un mammifero carnivoro, si ciba di vermi, larve di insetti e gamberi d’acqua dolce che riesce a trovare scavando nel letto del fiume con il muso oppure che cattura nuotando, e a volte, quando capita, anche piccoli mammiferi. Tenendo gli occhi chiusi quando nuota, il becco molto sensibile gli permette di cacciare il cibo senza dover usare la vista. Altra particolarità che lo contraddistingue riguarda il fatto che possiede un senso di elettrolocazione ossia attraverso tale senso riesce a localizzare la sua preda, in parte rilevando la sua elettricità corporea. La sua elettrolocazione è la più sensibile tra i mammiferi.

Attenzione al veleno: chi lo avrebbe mai detto?

Il maschio dell’ornitorinco presenta uno sperone cavo, su ognuna delle zampe posteriori, che viene utilizzato per iniettare un veleno come “arma” di difesa contro i predatori o nei combattimenti per il territorio.
Sembra che  il veleno possa avere effetti che non siano mortali ma che tuttavia possano menomare gravemente la vittima. Ed inoltre pare che non sia ancora stato scoperto un antidoto per questo tipo di veleno.
Nell’uomo il veleno dell’ornitorinco non è letale ma potrebbe esserlo per i cani e i piccoli animali domestici. Tale veleno causa negli uomini un dolore forte ed immediato e dopo essere stati colpiti, attorno alla ferita, si sviluppa un edema. Sono state raccolte diverse informazioni circa gli effetti, da anamnesi e aneddoti, secondo i quali il veleno causerebbe un dolore che si sviluppa in una perdurante iperalgesia che dura giorni o anche mesi.
Gli aborigeni australiani raccontano la leggenda secondo la quale l’ornitorinco sarebbe il “frutto” di un singolare incrocio, avvenuto molto tempo fa, tra un’anatra solitaria e un topo d’acqua che la rapì. La leggenda spiega che, dopo la violenza subita, l’anatra partorì due cuccioli palmati ma con quattro zampe, con il becco e la pelliccia.
Anche a livello cinematografico questo curioso animale viene citato nella parte iniziale del film “Dogma” come prova del senso dell’umorismo di Dio.
Note:
- endemico: in zoologia e botanica, è riferito a specie diffuse in modo esclusivo in un territorio circoscritto;
- monotremi: i Monotremi sono un ordine che comprende i mammiferi più primitivi, ma al contempo altamente specializzati. Nell’immaginario collettivo essi vengono considerati, erroneamente, come anello di congiunzione fra mammiferi e rettili od uccelli. Tali animali sono ovipari, infatti il loro sistema di riproduzione è simile a quello di rettili e uccelli: depongono uova, invece di dare alla luce dei piccoli e le uova possono essere incubate in un nido, come nel caso dell’ornitorinco. Inoltre una particolarità che li contraddistingue riguarda le ghiandole mammarie dei monotremi, che non sono organizzate in vere mammelle, ma sboccano direttamente in campi ghiandolari.