sabato 22 settembre 2012

Priceless or Worthless? Tutte le specie a rischio estinzione

Per la prima volta, più di 8.000 scienziati della IUCN Species Survival e Commissione (IUCN SSC) si sono riuniti per identificare 100 fra le specie più minacciate fra animali, piante e funghi del pianeta.
"La comunità dei donatori e il movimento per la tutela, sono orientati sempre più verso l'approccio del 'cosa può la natura fare per noi', in cui vengono valutate le specie e gli habitat selvatici e ordine di priorità in base ai servizi che forniscono alle persone," dice il professor Jonathan Baillie, direttore ZSL di conservazione . "Questo ha reso sempre più difficile per gli ambientalisti proteggere le specie più minacciate del pianeta e  abbiamo dovuto prendere una decisione importante dal punto di vista morale ed etico: queste specie hanno il diritto di sopravvivere o abbiamo il diritto di guidare la loro estinzione?"
Il rapporto, chiamato 'Priceless o Worthless?', é stato presentato al World Conservation Congress IUCN in Corea del Sud.
"Tutte le specie elencate sono uniche e insostituibili. Se svaniscono, nessuna somma di denaro può riportarle indietro", dice Ellen Butcher, ZSL, co-autore del rapporto. "Tuttavia, se prendiamo provvedimenti immediati possiamo dare loro una possibilità di combattere per la sopravvivenza. Ma questo richiede alla società di sostenere la posizione morale ed etica che tutte le specie hanno un diritto naturale di esistere."

WWF: “LA SUA VITA NON VALE UN CORNO? ANCHE IL VIETNAM CI RIPENSA. NUOVI PASSI CONTRO LA STRAGE DI RINOCERONTI”

Alla vigilia della Giornata mondiale del Rinoceronte, che si celebra oggi sabato 22 settembre, WWF e TRAFFIC hanno chiesto al Vietnam di aumentare i propri sforzi per affrontare il commercio illegale di corno di rinoceronte che sta minacciando le popolazioni di rinoceronte sia in Africa che in Asia (proprio nei giorni scorsi il rinoceronte di Giava e quello di Sumatra sono stati inclusi nella lista rossa delle 100 specie più a rischio estinzione dell’IUCN). Solo quest’anno già 381 rinoceronti africani sono stati vittime del bracconaggio per soddisfare la domanda dei mercati asiatici, in particolare del Vietnam, e secondo un recente rapporto TRAFFIC (la rete per il monitoraggio del commercio illegale di natura nata da IUCN e WWF) il bracconaggio al rinoceronte per questi mercati ha subito negli ultimi tempi una tragica impennata, passando da 13 rinoceronti vivi uccisi nel 2007 a 448 nel 2011 (quasi 2 rinoceronti al giorno dall’inizio del 2012), con 171 persone arrestate da gennaio, più che in tutto il 2010 (vedi scheda in coda).

“Un tempo il Vietnam comprendeva uno degli areali di distribuzione più importanti per i rinoceronti in Asia. La perdita dell’ultimo rinoceronte di Giava nel Parco Nazionale Cat Tien nel 2010 è stata una grande lezione per il Paese, utile a risvegliare l’urgenza di tutelare questa specie – ha detto Massimiliano Rocco, responsabile Specie e TRAFFIC del WWF Italia – La domanda di corno di rinoceronte è il principale motivo per cui i bracconieri giorno e notte non danno tregua ai rinoceronti, un massacro inarrestabile dovuto solo al commercio illegale dei corni tra un Paese e l’altro, un traffico illegale che vede il coinvolgimento di organizzazioni criminali internazionali. Per unirsi attivamente agli sforzi internazionali, il Vietnam si è impegnato a lavorare sodo nel rafforzare le normative e suscitare una nuova consapevolezza a tutti i livelli della società per combattere il commercio illegale.”

Il WWF, il TRAFFIC e le autorità di Enforcement della CITES del Vietnam ieri hanno promosso una riunione con i rappresentanti dei governi di Vietnam, Sudafrica e Stati Uniti, insieme a esperti di medicina tradizionale, per discutere le azioni globali necessarie alla conservazione dei rinoceronti.

E oggi, per la prima volta, 50 leader religiosi africani di diverse fedi e Paesi hanno deciso di unire le forze contro il bracconaggio e il commercio illegale che colpisce in particolare rinoceronti ed elefanti, ma anche i ranger impegnati nella loro tutela. Grazie alla partnership tra WWF e ARC (l’Alleanza Religioni e Conservazione), leader cristiani, musulmani, hindù, ebraici, buddisti e fedi tradizionali africane si sono impegnati a valorizzare il ruolo che la religione può avere per fermare questa strage, coinvolgendo le comunità locali in una nuova consapevolezza e azione contro la criminalità e per la tutela della natura.

“I corni di rinoceronte non possono essere usati per essere esposti appesi ai muri, nelle vetrine o in farmacie mal gestite. I corni appartengono solo ai rinoceronti, quelli in salute che vivono liberi nel proprio habitat – ha detto Massimiliano Rocco del WWF Italia – La giornata mondiale del rinoceronte è una grande opportunità per sfatare i miti legati alle proprietà del loro corno. Chiediamo con forza al Vietnam e al Sudafrica che formalizzino un impegno comune ai più alti livelli politici per fermare il commercio di corno di rinoceronte. Le parole non basteranno a porre fine alla strage di rinoceronti. Entrambi i Paesi devono fare molto di più, trasformando le promesse in fatti e azioni concrete. E la comunità mondiale, supportata dai cittadini di tutti i Paesi a tutti i livelli della società, deve far sentire a gran voce questa richiesta.”

Nel mese di agosto WWF e TRAFFIC hanno lanciato una grande campagna globale chiamando i governi di tutto il mondo a combattere il traffico illegale e ridurre la domanda di corni di rinoceronte, avorio da elefanti e parti di tigre. E invitano i cittadini di tutto il mondo a far sentire la propria voce, in Italia su facebook e twitter al grido di #stopbracconaggio o aderendo alla campagna “La sua vita non vale un corno”.

In Vietnam, WWF e TRAFFIC stanno lavorando con le agenzie governative su nuove strategie per ridurre il consumo di corno di rinoceronte e chiedono un rafforzamento normativo per sconfiggere il commercio illegale. In Sudafrica, che ospita la maggior parte dei rinoceronti al mondo,  il WWF ha rivelato nuovi piani per affrontare le più grandi sfide per la loro sopravvivenza. La strategia sarà focalizzata soprattutto sul supportare gli sforzi per ridurre la domanda di corno di rinoceronte in Asia, sostenere l’abilità degli investigatori nel raccogliere prove forensi dei traffici illeciti, e incoraggiando la partecipazione delle comunità nella conservazione.

“Il rinoceronte ha uno straordinario valore per il Sudafrica perché è uno dei cosiddetti ‘Grandi Cinque’, che comprendono il bisonte, l’elefante, il leopardo, il leone e il rinoceronte – ha detto Nontatu Skolo, consigliere politico dell’ambasciata Sudafricana ad Hanoi – Il nostro turismo dipende dai nostri animali selvatici e in particolare dai ‘Grandi Cinque’. Per questo il bracconaggio al rinoceronte sta creando grossi danni anche al nostro turismo.”

IN MIGLIAIA CHIEDONO LAVORI FORZATI PER CHI MALTRATTA GLI ANIMALI

Oltre duemila firme raccolte online in pochi giorni ed oltre tremila "mi piace" postati a favore della petizione online promossa da AIDAA con la quale si chiede l'inasprimento delle pene e l'introduzione dei "lavori forzati" al posto delle attuali multe per coloro che maltrattano o uccidono colpevolmente gli animali. I promotori della petizione chiedono infatti: "Che l'attuale legge contro il maltrattamento di animali venga modificata nelle pene. In particolare chiediamo che chiunque sia riconosciuto colpevole di maltrattamento sugli animali sia obbligato ad un periodo minimo di 6 mesi di lavori sociali assolutamente gratuiti a favore degli animali e della comunità (raccogliere cacche, costruire e gestire aree cani, volontariato in canili, gattili ed altre strutture che ospitano gli animali), obbligo di corsi di rieducazione al diritto ed alla tutela degli animali. Ed infine chiediamo che chiunque venga riconosciuto colpevole di aver ucciso un animale dopo aver inflitto un maltrattamento o una tortura sia condannato ad un periodo minimo di anni 2 ad un massimo di anni 5 di galera da scontare oltre all'obbligo per tutto il periodo di lavori forzati a favore degli aninmali ed a corsi di rieducazione ai diritti ed alla tutela di animali". La raccolta firme andrà avanti fino al raggiungimento dell'obbiettivo minimo di 10.000 firme e sarà poi consegnata ai capigruppo dei partiti presenti in parlamento.

WWF NATE OLTRE 60 TARTARUGHE MARINE IN SICILIA

Oltre 60 tartarughine marine sono nate in Sicilia dopo una schiusa durata 4 giorni, con gli ultimi 6 esemplari ‘scortati’ in acqua sul gommone della Guardia Costiera di Porto Empedocle insieme ai volontari del WWF per superare una difficile mareggiata: è la bella notizia di fine estate regalataci dal nido di tartaruga marina Caretta caretta sulla spiaggia di Giallonardo (in provincia di Agrigento), proprio nei pressi della Riserva Naturale e Oasi WWF di Torre Salsa, immortalata in un video realizzato dai volontari sul posto.

Per tutta l’estate il nido è stato infatti monitorato, nell’ambito del Progetto Tartarughe del WWF, dal personale della Riserva e da circa 50 volontari provenienti da tutta Italia coordinati dall’associazione Archelon, che si sono dati il cambio giorno e notte per far sì che la nidificazione avesse buon fine. Tutto il processo di nidificazione e schiusa è stato monitorato sotto l’occhio vigile della ripartizione faunistica venatoria di Agrigento e grande è stata la collaborazione del vicino lido balneare e dalla popolazione di Realmonte, che anche quest’anno ha ‘adottato’ i nidi della spiaggia di Giallonardo.

E’ ormai da qualche anno, infatti, che il WWF presta una particolare attenzione alla costa di Giallonardo, poiché sono stati frequenti i ritrovamenti di tracce o nidi. L’anno scorso i nidi sulla stessa spiaggia furono quattro. Spesso sono i bagnanti o gli operatori turistici a segnalarne la presenza e questo è anche un successo delle recenti campagne di informazione del WWF, come l’iniziativa “Segui le tracce”, realizzata proprio a insegnare ai fruitori delle spiagge come riconoscere una traccia di tartaruga, scoprire nuovi nidi e segnalare i ritrovamenti agli esperti del network tartarughe del WWF, che per tutto l’anno sono impegnati in attività di sensibilizzazione, monitoraggio e cura delle tartarughe ferite o catturate accidentalmente negli attrezzi da pesca (www.wwf.it/tartarughe) .

“La schiusa di Giallonardo è una bellissima notizia per il WWF e per tutti i volontari che nei mesi estivi ci hanno aiutato giorno e notte a proteggere il nido. Purtroppo il numero delle nidificazioni di tartaruga marina in Sicilia è fortemente sottostimato e impedisce una adeguata protezione. Per questo ogni anno coinvolgiamo cittadini, bagnanti e operatori del mare a porre attenzione a eventuali tracce o piccoli di tartaruga sulle spiagge e segnalarli prontamente in modo che siano monitorati e protetti” afferma Paolo Casale, responsabile scientifico del Progetto Tartarughe del WWF.
“La schiusa, avvenuta in due diversi momenti, dovrebbe essere completata ma continueremo a monitorare la spiaggia e il nido”, ha detto l’operatore dell’Oasi WWF di Torre Salsa, Giuseppe Palilla “Le nidificazioni degli ultimi anni indicano che Giallonardo è una spiaggia apprezzata dalle tartarughe marine, in cui in cui più femmine decidono di depositare le uova”.

Gli ultimi sei piccoli di tartaruga del nido di Giallonardo, in difficoltà per una mareggiata, sono stati accompagnati ‘dalla nascita al mare’ dagli uomini della Capitaneria di Porto e dai volontari WWF, e portati al largo con l’ausilio di personale e di un gommone della guardia costiera di Porto Empedocle. L’attesa prosegue per l’altro nido monitorato dal WWF in Sicilia, sulla costa di Mazara del Vallo.

Mentre sul sito mediterraneo.wwf.it (http://mediterraneo.wwf.it/summer-2012/turtlesummer/item/52-manfredonia.html ), è possibile seguire il viaggio di cinque tartarughe Caretta caretta (Billo, Pepe, Caramelle, Fulmine e Carletta) che durante l’estate sono state liberate in mare dal Golfo di Manfredonia dotate di radio trasmittenti satellitari per individuare le aree più frequentate, e che meritano quindi una particolare attenzione per la conservazione della specie. Il progetto è stato realizzato dal WWF grazie al contributo di Coop e alla collaborazione tra “Centro Cultura del Mare” A.P.S, i pescatori e La Lega Navale di Manfredonia, nell’ambito della Turtle Summer WWF, l’iniziativa estiva del Progetto Tartarughe WWF che ha animato le coste italiane di iniziative speciali, attività sulle spiagge, campi di volontariato e vacanze, per coinvolgere tutti gli attori e gli amanti del mare (pescatori, istituzioni, cittadini e naturalmente bambini) nell’azione di tutela di questi affascinanti rettili del mare. Tra i pezzi forti, la mostra itinerante con i modelli di tartarughe marine in 3D realizzata da WWF e Coop grazie al successo dell’album di figurine sugli animali “Il giro del mondo in 180 figurine” (oggi anche sito interattivo per i più piccoli su www.ilgirodelmondo.net).

La tartaruga marina è tra i tesori più preziosi del nostro mare. Delle 7 specie di tartarughe marine che vivono nei mari di tutto il mondo, la Caretta caretta, la tartaruga verde (Chelonia mydas) e la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea) frequentano anche il Mediterraneo, che ogni anno ospita circa 7.200 nidi. Sulle spiagge italiane si contano circa 30-40 nidi di Caretta caretta ogni anno, concentrati in Calabria e Sicilia. Ma oggi tutte e sette le specie sono considerate a rischio estinzione e la causa principale è l’impatto con le attività umane, a partire dalla pesca accidentale. In tutto il Mediterraneo si stima che ogni anno più di 130.000 tartarughe vengano catturate accidentalmente negli attrezzi da pesca, di cui oltre 40.000 non sopravvivono. Mentre in Italia la pesca accidentale colpisce più di 20.000 esemplari all’anno. A queste vanno aggiunte le migliaia di tartarughe che ingoiano sacchetti di plastica scambiandoli per meduse, che vengono colpite dalle imbarcazioni mentre galleggiano per scaldarsi al sole, i piccoli appena nati che finiscono sulle strade disorientati dalle luci artificiali di coste sempre più urbanizzate, i nidi distrutti dai mezzi meccanici utilizzati per la pulizia delle spiagge e da un’attività turistica incontrollata.

lunedì 17 settembre 2012

Un pesce tutto particolare.....Il pesce "Luna" o anche chiamato "Mola"

I pesci "Luna" denominati anche "Mola" che dal latino significa "macina" per la loro forma ovale. Sono pesci ossei più pesanti, possono arrivare ad un'altezza di 4,2 m, una larghezza di 3 m ed un peso di 2.268 Kg. 
Sono i pesci liscosi più grandi al mondo che presentano una forma allungata, ovoidale, molto compressa ai fianchi. Hanno un corpo tronco a forma di proiettile, in quanto la pinna non si sviluppa e si piega su se stessa a mano a mano che gli esemplari crescono formando un timone arrotondato chiamato clavus. La loro pelle è ruvida dal colore argenteo, la bocca è particolare in quanto i denti essendo fusi formano una specie di becco. Essi si spingono con la larga pinna dorsale e anale per muoversi, anzichè ondeggiare il corpo come le altre specie di pesci, mentre con il timone cambiano direzione.

Questi esemplari si nutrono prevalentemente di meduse, ma anche di piccoli pesci e di enormi quantità di zooplancton e alghe. Vivono in tutti i mari tropicali e temperati dal Circolo Polare Artico fino a Cape Town in Sudafrica. 
Trascorrono gran parte del loro tempo "sdraiati" al sole a pelo d'acqua e spesso si confondono con gli squali a causa della loro pinna dorsale che emerge. Pare che sia un modo per liberarsi dai parassiti che vengono mangiati dagli uccelli.Ospitano fino a 50 specie di parassiti e micro-organismi, i quali possono provocare il fenomeno della luminescenza.

Sono molto curiosi e questo comportamento li porta ad avvicinarsi spesso ai subacquei, ma sono innocui per l'uomo.

Pare che questi pesci non siano a rischio di estinzione, ma non si hanno informazioni sufficienti per dirlo con certezza. Spesso si impigliano nelle reti o si soffocano ingerendo rifiuti vari, come ad esempio le buste di plastica per via della somiglianza con le meduse. Una femmina può deporre fino a 300 milioni di uova in una volta.

Una curiosità: sembra che abbiano ispirato poesie, storie popolari e pare che si possono anche adottare!!!


 

mercoledì 8 agosto 2012

Perù, scoperta nuova specie di uccello colorato


Scoperta una nuova specie di uccello colorato dal ventre pallido, il petto scarlatto e la testa nera che si nutre di frutta. L'uccello e' stato rilevato per la prima volta da un team di studiosi della Cornell University ed e' stato chiamato Capito fitzpatricki. I dettagli dello studio sono stati pubblicati su The Auk, la rivista ufficiale dell'American Ornithologists' Union. La nuova specie e' stata scoperta durante una battuta sulle Ande peruviane nel 2008 guidata da Michael Harvey, Glenn Seeholzer e Ben Winger, giovani ornitologi che all'epoca avevano appena conseguito la laurea alla Cornell.
  L'avvistamento e' stato effettuato in una foresta pluviale montana della catena del Cerros del Sira nelle Ande orientali.
  I dirupi scoscesi e le gole scavate dai fiumi nelle Ande danno vita a numerosi habitat isolati e a molti microclimi che danno origine a nuove specie evolute in modo univoco. Confrontando le sequenze del Dna dell'uccello con le sequenze del Dna di alcuni "parenti stretti", il team ha dimostrato che si tratta di una nuova specie. Il nome scientifico, Capito fitzpatricki, e' stato scelto in onore del direttore esecutivo del Laboratorio di Ornitologia della Cornell John W. Fitzpatrick che ha scoperto e denominato sette nuove specie di uccelli in Peru' tra il 1970 e il 1980.

Fonte: AGI

Beagle Green Hill, prosegue "operazione libertà"

Prosegue l’operazione liberta’ per i Beagle di Green Hill. Dopo la decisione del Tribunale del riesame di confermare il sequestro dei circa 2400 cani destinati ai laboratori di vivisezione, la LEidaa (lega italiana per la difesa degli animali e l’ambiente), presieduta da Michela Vittoria Brambilla, ha già affidato, o sta affidando, a oltre 400 famiglie del norditalia altrettanti cagnolini provenienti dall’allevamento di Montichiari. In Lombardia i beagle hanno trovato casa soprattutto nelle province di Lecco, Brescia, Como, Varese, Sondrio, Monza e Brianza. Numerosi altri Cani sono stati affidati in Piemonte e in Veneto.
“Ringrazio di cuore tutte le famiglie italiane che hanno dato prova di grande generosita’ ,ospitando queste povere creature che hanno bisogno di tanto affetto e di una nuova vita. A tutte vanno la mia stima e la mia riconoscenza – dichiara l’ex Ministro del Turismo, On Michela Vittoria Brambilla – . Dopo la conferma del provvedimento di sequestro, abbiamo intenzione di procedere rapidamente agli affidi, finche’ il canile-lager non sarà’ svuotato del tutto. La LEIDAA e’ impegnata a garantire tutti i controlli necessari, preventivi e successivi, ed ha effettuato il recall di tutte le famiglie affidatarie, che si sono dette felici della scelta effettuata e ripagate dal grande amore che questi cuccioli donano loro.”
“Non mi stancherò di ripetere – continua l’On Brambilla – che andremo avanti senza sosta finché non ci sarà più neanche un beagle all’interno di Green Hill. Era la nostra promessa e non vogliamo fermarci per nessun motivo al mondo per portare fino in fondo la nostra battaglia di civiltà”.
Per chi desidera prendere in affido un beagle di Green Hill, occorre inoltrare la richiesta compilando il modulo presente sul sito dell’associazione, all’indirizzo www.leidaa.info. In pochissimo tempo si verrà contattati dai volontari dell’associazione. Si affidano preferibilmente cagnolini in Lombardia o comunque nel nord Italia, al fine di evitare loro lo stress di un viaggio troppo lungo.

lunedì 6 agosto 2012

Scoiattolo grigio, via libera allo sterminio


Lo scoiattolo grigio, il cui nome scientifico è Sciurus carolinensis, è un roditore proveniente dall’America e sta minacciando la sopravvivenza dello   scoiattolo rosso europeo. Per tale ragione,  l’Unione europea, il ministero dell’Ambiente e le Regioni Lombardia, Piemonte e Liguria hanno approvato un piano da due milioni di euro per tentare di eliminarlo.

Edgar Meyer, presidente di Gaia Animali & Ambiente: “Si spendono quasi 2 milioni di euro per lo sterminio ma non si vieta la commercializzazione di una delle tante specie arrivata in Europa perché qualcuno l’ha comprata in negozio e rilasciata sul territorio”.

venerdì 3 agosto 2012

AVVISTATO RARISSIMO GAMBECCHIO COLLOROSSO ALLA RISERVA PANTANI IN SICILIA


E’ il secondo avvistamento in Italia e il primo in Sicilia. Lo straordinario evento riguarda un rarissimo esemplare di gambecchio collorosso (Calidris ruficollis) osservato nei giorni scorsi alla Riserva naturale Orientata dei Pantani della Sicilia Sud orientale, una delle zone umide più importanti in Italia, da un gruppo di volontari della sezione LIPU di Ragusa durante uno dei monitoraggi che vengono effettuati regolarmente nell’area.
L’esemplare, un piccolo limicolo che solitamente nidifica nella tundra all’estremo Est della Siberia e sverna nel Sud-Est asiatico, in Australia e in Nuova Zelanda, si presentava  nella sua splendida livrea riproduttiva caratterizzata da guance e petto rosso-arancio molto acceso ed è stato identificato in mezzo alle migliaia di altri limicoli appartenenti a diverse specie, tra cui il comunissimo gambecchio (Calidris minuta) e altre come piro piro boschereccio, pantana, cavaliere d’Italia e piovanello.
L’evento è straordinario per l’Europa: in Italia rappresenta il secondo avvistamento della specie e in Sicilia il primo. Di solito, infatti, la rotta migratoria di questa specie attraversa tutta l’Asia nella porzione più orientale. Durante la migrazione alcuni individui, per ragioni ancora non completamente note, seguono a volte esemplari di specie simili (ad esempio il gambecchio comune) la cui rotta migratoria è invece tipicamente europea.
Questo ennesimo avvistamento di specie rare o minacciate nell’area dei Pantani della Sicilia Sud Orientale è un’ulteriore conferma di come questo complesso sistema di specchi d’acqua costieri rappresenti una delle zone umide più importanti d’Italia; un vero e proprio scrigno di biodiversità le cui potenzialità, come dimostra il singolare avvistamento, sono ancora tutte da scoprire.
“Auspichiamo che l’amministrazione regionale siciliana completi al più presto l’iter di regolamentazione della neonata riserva - dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU – coniugando le esigenze di tutela della natura con il rispetto delle istanze dei produttori agricoli della zona.
“Questo – prosegue Mamone Capria - consentirebbe all’Azienda foreste demaniali, l’ente gestore della Riserva naturale orientata dei Pantani della Sicilia Sud Orientale, di avviare quelle attività che è opportuno intraprendere per valorizzare l’enorme potenziale naturalistico dell’area”.

Parma, 3 agosto 2012

Da Lipu


sabato 28 luglio 2012

Non curiosi, ma quasi estinti...

Forse non curiosi ma quasi praticamente estinti: rischiamo di non vederli più a causa delle cattive abitudini di alcuni Paesi.

Il WWF  da la pagella a 23 Paesi africani e asiatici che oggi si trovano ad affrontare i massimi livelli di bracconaggio e  traffico illegale di avorio, corno di rinoceronte e parti di tigre.
Il pessimo contrasto al bracconaggio e al commercio illegale da parte di Paesi africani ed asiatici sta infatti minacciando la sopravvivenza delle specie più a rischio, rinoceronti, tigri ed elefanti. Occhi puntati anche sull’Italia dove gli oggetti in avorio di dubbia provenienza sono sempre più frequenti anche online.
Questa l’analisi del WWF, presentata oggi in occasione della riunione CITES a Ginevra dove i diversi Governi sono riuniti per discutere una serie di questioni relative al commercio della fauna selvatica.
Il rapporto, intitolato “Crime Wildlife Scorecard: Valutazione e applicazione degli impegni CITES per tigri, rinoceronti e elefanti”    analizza le performance di 23  tra i più importanti paesi considerati di transito o  consumatori diretti di parti e prodotti di queste specie.
I punteggi dei vari paesi vanno dal verde, al giallo al rosso per ogni singola specie. Il WWF ha con questo lavoro fatto emergere come la piaga del commercio illegale persiste in quasi tutti i 23 paesi esaminati, ma la classifica cerca di differenziare tra i paesi dove il crimine viene attivamente contrastato da quelli in cui gli sforzi attuali sono del tutto inadeguati.
Tra i peggiori c’è il Vietnam che ha ricevuto due punteggi rossi, per  rinoceronti e tigri. Il Vietnam è identificato nel rapporto come paese di destinazione top per il corno di rinoceronte, il cui traffico e consumo, ha alimentato una impennata del bracconaggio in Sud Africa negli ultimi anni. Ben 448 rinoceronti sudafricani sono stati uccisi per le loro corna nel 2011 e il paese, che riceve un giallo per i rinoceronti, ne ha persi ulteriori 262 nei primi sei mesi di quest’anno. Secondo il rapporto, sono molti i casi di traffico illegale che hanno visto il coinvolgimento di  vietnamiti , molti sono stati arrestati o coinvolti in Sud Africa per l’acquisto illegale di corna di rinoceronte, compresi alcuni diplomatici vietnamiti.
“E’ tempo per il Vietnam primo fra tutti di  affrontare il fatto che il suo consumo illegale di corno di rinoceronte è la causa primaria del bracconaggio diffuso di rinoceronti in Africa, e parliamo di specie in via di estinzione,  e l’impegno che deve assumersi è quello di reprimerne il commercio illegale di questa specie come di tante altre. Il Vietnam dovrebbe rivedere le sue norme, le sue sanzioni e subito ridurre il mercato  al dettaglio, compresa la pubblicità su Internet per il corno diffusa in quel paese”, ha detto Elisabeth McLellan, Global Programme Manager Specie del WWF.
“Il mercato del corno di rinoceronte vietnamita ha stimolato negli ultimi anni anche un traffico di corni rubati da musei o collezioni private “ dichiara Massimiliano Rocco Responsabile del Programma Specie del WWF Italia” problema che è emerso anche nel nostro paese con il furto avutosi in alcuni musei e il rischio che la criminalità arrivasse addirittura ad uccidere animali in zoo per impossessarsi dei loro corni” .
La Cina è invitata a  migliorare i propri controlli per l’applicazione delle norme sul commercio dell’ avorio e comunicare ai cittadini cinesi in Africa che chiunque pratica l’importazione illegale di fauna selvatica in Cina sarà perseguito e, se condannato, fortemente penalizzato.
Decine di migliaia di elefanti africani vengono uccisi dai bracconieri ogni anno per le loro zanne e la Cina e Thailandia sono le destinazioni più importanti dell’avorio illegale africano. La Thailandia riceve un punteggio rosso per la sua incapacità di chiudere una scappatoia legale che rende facile, fin troppo, per i rivenditori vendere l’avorio proveniente dagli elefanti africani.
“In Thailandia l’avorio illegale africano viene apertamente venduto nelle boutique che si rivolgono agli ignari turisti. I governi dovranno affrontare l’inquietante questione questa settimana. Finora la Thailandia non ha risposto adeguatamente alle preoccupazioni e, con la grossa quantità di avorio di origine incerta in circolazione, l’unica opzione credibile in questa fase è il divieto totale del commercio dell’avorio “, ha detto McLellan.
Il  bracconaggio di elefanti è a livelli critici in Africa centrale, dove i rinoceronti rischiano la probabile prossima estinzione. L’anno scorso l’Africa  ha visto il più alto tasso di bracconaggio dall’inizio dell’acutizzarsi di questo dramma. All’inizio di quest’anno centinaia di elefanti sono stati uccisi in un solo incidente in un parco nazionale del Camerun. “Data l’escalation del bracconaggio degli elefanti in Africa e l’aumento dei livelli di criminalità organizzata coinvolta nel commercio, è chiaro che la situazione ora è più che mai critica e si deve porre sempre più attenzione anche ai nostri mercati europei e a quello italiano dove le offerte di oggetti in avorio o zanne sono sempre più frequenti anche sui siti online”, continua Massimiliano Rocco.
Il crimine sulle specie selvatiche non solo costituisce una minaccia per gli animali, ma è un rischio per le persone, l’integrità territoriale, la stabilità e lo stato di diritto.
La cooperazione regionale è necessaria in Africa centrale per contrastare i flussi di avorio illegale e le armi che transitano nella regione. Il WWF raccomanda ai governi dell’Africa Centrale di adoperarsi per sottoscrivere  una legge regionale sulla fauna selvatica che favorisca lo sviluppo di un piano di azione regionale e li esorta a farne una priorità assoluta, allocando le risorse necessarie utili a migliorare l’efficacia dei procedimenti giudiziari per coloro che sono coinvolti nel bracconaggio e nel commercio illegale.
“Anche se la maggior parte dei paesi dell’Africa centrale ricevono punteggi gialli o rossi per gli elefanti, ci sono alcuni segnali incoraggianti.Il Gabon nel mese scorso ha bruciato la sua intera riserva d’avorio, per garantire che le zanne non sarebbero tornate nel commercio illegale, e il presidente Ali Bongo si è impegnato a aumentare la protezione nei parchi del paese e ad assicurare che i crimini della fauna selvatica vengano processati e mandati in prigione. Bruciare gli stock di avorio come di corni o di pelli illegali è un passo essenziale ed importante per dire un netto NO al commercio ed al consumo di queste risorse, una scelta che dovrebbero fare molti dei paesi anche occidentali coinvolti in questi traffici “, ha ribadito Massimiliano Rocco.
Altri punti positivi del rapporto sono le decine e decine di valutazioni “verdi” per India e Nepal per ciascuno dei tre gruppi di specie. Nel 2011, il Nepal ha celebrato un anno senza che si registrasse alcun caso di bracconaggio ai danni dei suoi rinoceronti, ciò grazie al miglioramento delle iniziative di contrasto al bracconaggio messe in atto.
Il rapporto viene pubblicato oggi che i paesi membri della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche (CITES) sono coinvolti nella riunione annuale del Comitato permanente, offrendo così elementi utili alla discussione. Il WWF Internazionale si appresta a lanciare una campagna globale per combattere il commercio illegale di specie selvatiche, che sta mettendo in dubbio il futuro di elefanti, rinoceronti e tigri a rischio.
Anche l’applicazione inadeguata delle regole del commercio nel mercato  interno in Cina per l’avorio viene evidenziato nel rapporto. La Cina riceve un punteggio giallo per la protezione degli elefanti, cosa che indicano un fallimento da parte del paese per la sorveglianza efficace del suo mercato dell’avorio. “Il flusso continuo di grandi quantità di avorio illegale diretto in Cina suggerisce che l’avorio stia penetrando,  cercando in questo modo di ripulirsi, in canali legali del commercio”, dice il rapporto.

Dal Wwf

venerdì 27 luglio 2012

Il Paguro… addetto ai “traslochi”…

Il paguro è un crostaceo con addome ricurvo e molle e vive in conchiglie, dove può rifugiarsi, completamente, quando avverte il pericolo mimetizzandosi. Questo crostaceo vive in ambiente acquatico, ma ai tropici è possibile incontrare anche specie di tipo terrestre.
Quando cresce, a tal punto da non poter più rimanere nella sua “casa” o non trova più soddisfacente la sua conchiglia decide di “traslocare” trasferendosi a vivere in un’altra conchiglia.
Esisterebbero circa cinquecento specie conosciute.
“Per quante volte cambia casa nella sua vita, ormai, la banca non gli concede più credito!”.

La Conchiglia Cono “attraente”, ma pericolosa…

Una conchiglia del genere non può non attirare l’attenzione di un avido collezionista di mare. Ma, a ben vedere, anche di chi, solo per fare un regalo alla propria amata o per semplice curiosità, sarebbe pronto a coglierla dal suo habitat naturale. Ma dietro alla bellezza lucente e colorata della conchiglia cono si nasconde un’insidia velenosissima… Questo mitile è dotato di un aculeo prontissimo a pungere chiunque si avventuri nel toccarla; contro il veleno che inietta la sua puntura, pare che non vi sia nessun antidoto conosciuto, cosa che la rende quindi pericolosissima per l’uomo. Riguardo le misure della conchiglia cono, questa raggiunge anche i 12 cm di lunghezza. La si trova nella Barriera Corallina.

Lo zebù ovvero la bresaola!

Lo zebù  detto anche bos taurus indicus è originario dell’Asia, dove è di gran lunga il bovino più comune.
La caratteristica principale dello Zebù è di carattere fisico, infatti si distingue per la gobba, la grande giogaia e le grandi orecchie.
La variante brasiliana dello Zebù deriva dall’incrocio fra la vacca comune e lo Zebù tradizionale, che ha dato origine ad un animale, la cui carne è fra le più dure in natura.
Proprio questo risultato ha fatto si che i produttori italiani di bresaola si interessassero a questo animale: non c’è da stupirsi se, addentando una fetta di bresaola, nelle nostre orecchie risuona il samba.
La bresaola che mangiamo e apprezziamo per la sua magrezza e capacità nutritiva, altro non è che carne di zebù.
Made in Italy, diciamo…

L’Unicorno di Mare – Il Narvalo

Il Narvalo è un mammifero della famiglia dei delfinatteri ed è caratteristico per il corno, che lo fa assomigliare alla creatura fantastica che è l’unicorno. Il Monodon monoceros, come viene chiamato scientificamente, arriva ad una lunghezza di 4-5 mt, escluso però il corno, che di norma può misurare nei maschi adulti intorno ai 2.5 mt. Insomma, si tratta di un cetaceo che calcolato il corno, arriva a misurare circa 7 mt. Una lunghezza considerevole, data anche dalla necessità di vedersela con predatori più o meno della stessa stazza, come orsi polari o orche marine. Il corno, che in realtà è un dente o una zanna che si è nel tempo allungata a dismisura, lo rende un animale assai particolare ma molto aggraziato, soprattutto quando fuoriesce per respirare dall’acqua. La loro vita è irta di pericoli, sia per i predatori che per le avverse condizioni ambientali; infatti debbono sempre prestare attenzione al ghiaccio, che nel periodo estivo gioca sempre brutti scherzi. Il suo habitat naturale è il Polo Nord in particolare nel Mar Artico, per via delle bassissime temperature. Purtroppo il Narvalo è parte integrante anche della dieta delle popolazioni che vivono quelle zone, dato che la vitamina C contenuta nella sua carne è vitale per esse e la carne anche di un solo esemplare sfama molte famiglie.

Medusa Cubo – Il veleno dal mare…


La Cubomedusa detta anche vespa di mare, può uccidere, con  il veleno che inietta ad ogni puntura, più di sessanta persone.
In un anno causa più di settanta decessi nelle zone in cui vive e supera quindi anche le vittime di attacchi dello squalo bianco. Molti incontri con l’uomo avvengono nei mari della Thailandia, sebbene la medusa cubo sia principalmente diffusa nelle acque dell’Australia settentrionale.
Curiosità – La Cubomedusa appare nel film “Sette anime”: è l’animale domestico del protagonista Tim, interpretato da Will Smith.

Una specie di Cubomedusa: la Carjbdea

La Carybdea marsupialis appartiene alla stessa classe delle letali vespe di mare australiane, ma a differenza di queste ultime, infligge punture dolorose i cui effetti dovrebbero passare presto senza lasciare segni importanti.
Questo tipo di medusa è costituita da un’ombrella all’incirca cubica e trasparente che può misurare fino a 3 cm e da quattro tentacoli, lunghi il doppio del corpo,trasparenti con anelli rossi.
Esiste poi la Pelagia noctiluca nel Tirreno e in particolare nel Mar Ligure Costituita da un ombrello marrone-rosato o rosa-violetta di circa 10 centimetri di diametro, traslucido e da 16 lobi da cui  partono 8 lunghi tentacoli retrattili, molto urticanti e semi-trasparenti, che possono raggiungere la lunghezza di 10 metri.
Altra particolarità della Pelagia è la sua bioluminescenza, da qui denominata noctiluca, per la luce che emette di colore verde, di cui è dotata.
Ma non dimentichiamo la Cotylorhiza che può raggiungere i 30 cm di diametro. Questo  esemplare è caratterizzato da un ombrello a forma di disco frastagliato sul margine, di colore giallo. Presenta dei tentacoli corti e molto numerosi che terminano con un bottone apicale con un colore tendente dal blu al viola.
Pare che sia molto comune nel Mar Adriatico nel periodo da ottobre a maggio e che non sia urticante a differenza della Pelagia.

L’armadillo – il “viaggiatore corazzato”

Il “Chaetophractus villosus”, più comunemente armadillo, è un mammifero appartenente all’ordine degli sdentati. Il suo ambiente naturale è nel continente americano e in particolare nel nord della Patagonia, terra selvaggia e adatta alle sue caratteristiche. Si nutre di invertebrati, piccoli vertebrati e sostanze vegetali varie. Il nome armadillo deriva dalla presenza di una corazza  protettiva, ovvero un ispessimento del tegumento sulla schiena. Può essere utilizzata come difesa quando l’animale è minacciato: l’armadillo si avvolge su sè stesso a “palla” e le parti del corpo più vulnerabili risultano protette dalla corazza. É un animale di abitudini notturne e crepuscolari e la sua vista è di conseguenza piuttosto scarsa, a differenza dell’olfatto che ne rappresenta caratteristica primaria.

Vietnam/ Estinto il rinoceronte di Giava

Il rinoceronte di Giava, una specie unica nel suo genere, si è estinta anche in Vietnam. La notizia è stata resa ufficiale dal Wwf e dalla International Rhino Fundation.
La causa probabile di questa scomparsa è da imputare al bracconaggio, dato che l’animale è stato trovato con una pallottola nella zampa e gli era stato rimosso il corno.
Il Wwf segnala che la richiesta del corno di rinoceronte, nel continente asiatico, da impiegare nella medicina tradizionale è in forte aumento.
Secondo una stima dell’Interpol, la cheratina contenuta nel corno di rinoceronte, avrebbe un valore di 10 mila dollari al chilo, cifra che un bracconiere non si farebbe scappare.
Le parole del direttore del Wwf Vietnam sono significative a testimonianza della delusione per non esser riusciti a salvaguardare la conservazione di questo esemplare.
Attualmente i pochi rinoceronti di Giava, circa una cinquantina, sono presenti in buona parte in Indonesia. Vedremo anche la definitiva scomparsa di questo animale?

lunedì 23 luglio 2012

Il Drago di Komodo – un lucertolone “preistorico”

Il drago di Komodo (Varanus komodoensis Ouwens) è una grossa specie di lucertola diffusa nelle isole indonesiane e in particolare su quella di Komodo. E’ la più grossa specie di lucertola vivente, potendo raggiungere in rari casi 3 m di lunghezza e 70 kg circa di peso. Cattura le sue prede, prevalentemente invertebrati, uccelli e mammiferi, con inseguimenti o agguati. La dieta base degli esemplari più grandi è costituita in gran parte da cervi, ma non mancano pasti a base di carogne. La sua saliva, come quella del varano, suo parente diretto, è altamente tossica, visto che contiene batteri talmente patogeni, da causare infezioni molto spesso letali a breve giro di posta. Dopo il morso, il drago attende la morte e mangia la sua preda a pezzi, inghiottiti interi. Pare una lucertola preistorica, ma è un potentissimo predatore, unico nel suo genere.

L’ornitorinco – un animale davvero “curioso” ed unico nel suo genere

Un animale davvero “curioso” …..
Il termine scientifico ” Ornithorhynchus anatinus” è composto da due parole greche: ornis-ornithos, che significa “uccello”, e rynchos, che significa “muso”. Mentre il secondo termine del nome scientifico di tale specie deriva dal termine latino: anas-atis, ovvero anatra.
L’ornitorinco è un piccolo mammifero semi-acquatico endemico*  della parte orientale dell’Australia. È una delle sei specie, ancora non estinte, che compongono l’ordine dei monotremi*.
L’ornitorinco è un animale notturno e semi-acquatico, abita in piccoli corsi d’acqua e fiumi. Per quanto riguarda il suo habitat questo mammifero e’ presente nelle fredde regioni montuose della Tasmania e delle Alpi australiane, nellle foreste pluviali tropicali delle coste del Queensland a nord, fino ad arrivare alla base della penisola di Capo York. Pare che si sia estinto nel sud dell’Australia (tranne che sull’isola dei Canguri) e che non si trovi più nella parte principale del bacino del Murray-Darling, forse a causa dell’esteso disboscamento che ha provocato un declino della qualità dell’acqua.
Altra caratteristica particolare dell’ornitorinco riguarda la sua fisiologia che è unica. Il ritmo del metabolismo è molto basso rispetto agli altri mammiferi, con una temperatura corporea media di 32 °C al posto dei 38 °C tipici dei mammiferi placentati.
Il suo corpo e la larga coda piatta sono coperti da una pelliccia di colore marrone. Ha inoltre piedi palmati e un largo muso (duro come la gomma) e queste particolarità ricordano più un’anatra di qualsiasi altro mammifero conosciuto.
L’ornitorinco può pesare da meno di un chilo a più di due chili e raggiunge una lunghezza che va da 30 a 40 centimetri,  mentre la coda può misurare da 10 a 15 cm. Vi è una notevole variazione nelle dimensioni medie da una regione all’altra, ma ancora non si conoscono le ragioni di tale variazione che non sembra seguire nessuna regola climatica.
Questo animale si muove come un rettile, con zampe poste ai lati del corpo anzichè sotto di esso. E’ un ottimo nuotatore e trascorre molto tempo in acqua.
E’ un mammifero carnivoro, si ciba di vermi, larve di insetti e gamberi d’acqua dolce che riesce a trovare scavando nel letto del fiume con il muso oppure che cattura nuotando, e a volte, quando capita, anche piccoli mammiferi. Tenendo gli occhi chiusi quando nuota, il becco molto sensibile gli permette di cacciare il cibo senza dover usare la vista. Altra particolarità che lo contraddistingue riguarda il fatto che possiede un senso di elettrolocazione ossia attraverso tale senso riesce a localizzare la sua preda, in parte rilevando la sua elettricità corporea. La sua elettrolocazione è la più sensibile tra i mammiferi.

Attenzione al veleno: chi lo avrebbe mai detto?

Il maschio dell’ornitorinco presenta uno sperone cavo, su ognuna delle zampe posteriori, che viene utilizzato per iniettare un veleno come “arma” di difesa contro i predatori o nei combattimenti per il territorio.
Sembra che  il veleno possa avere effetti che non siano mortali ma che tuttavia possano menomare gravemente la vittima. Ed inoltre pare che non sia ancora stato scoperto un antidoto per questo tipo di veleno.
Nell’uomo il veleno dell’ornitorinco non è letale ma potrebbe esserlo per i cani e i piccoli animali domestici. Tale veleno causa negli uomini un dolore forte ed immediato e dopo essere stati colpiti, attorno alla ferita, si sviluppa un edema. Sono state raccolte diverse informazioni circa gli effetti, da anamnesi e aneddoti, secondo i quali il veleno causerebbe un dolore che si sviluppa in una perdurante iperalgesia che dura giorni o anche mesi.
Gli aborigeni australiani raccontano la leggenda secondo la quale l’ornitorinco sarebbe il “frutto” di un singolare incrocio, avvenuto molto tempo fa, tra un’anatra solitaria e un topo d’acqua che la rapì. La leggenda spiega che, dopo la violenza subita, l’anatra partorì due cuccioli palmati ma con quattro zampe, con il becco e la pelliccia.
Anche a livello cinematografico questo curioso animale viene citato nella parte iniziale del film “Dogma” come prova del senso dell’umorismo di Dio.
Note:
- endemico: in zoologia e botanica, è riferito a specie diffuse in modo esclusivo in un territorio circoscritto;
- monotremi: i Monotremi sono un ordine che comprende i mammiferi più primitivi, ma al contempo altamente specializzati. Nell’immaginario collettivo essi vengono considerati, erroneamente, come anello di congiunzione fra mammiferi e rettili od uccelli. Tali animali sono ovipari, infatti il loro sistema di riproduzione è simile a quello di rettili e uccelli: depongono uova, invece di dare alla luce dei piccoli e le uova possono essere incubate in un nido, come nel caso dell’ornitorinco. Inoltre una particolarità che li contraddistingue riguarda le ghiandole mammarie dei monotremi, che non sono organizzate in vere mammelle, ma sboccano direttamente in campi ghiandolari.